I'm worse at what I do best
I'm worse at what I do best
(Nirvana, Smells like teen spirit)
Secondo ballatoio del civico 213, corso Resina, Villa Cua. A metà strada tra Torre del Greco ed Ercolano, in pieno Miglio d’oro, ma nel quartiere for ‘o pont. Genoveffa Alfonsina Verbiggi abitava lì. A metà strada.
Alla metà c’era abituata.
Anche lei si era una via di mezzo.
Pure il suo nome era un ibrido imbarazzante.
Sua madre, Maria Rosaria Falcone, che era morta da dieci anni, era stata ricercatrice presso la cattedra di Filologia bizantina dell’ Università degli studi di Napoli “Federico II”, poi si era rassegnata a insegnare Italiano e Storia presso l’Istituto tecnico “Eugenio Pantaleo”, via Cimaglia, Torre del Greco. Suo padre, Rito Verbiggi, pasticciere, si portava nel nome la devozione di nonna Filomena per santa Rita. A corso Resina, ormai, tutti si erano abituati a quel nome, un’assurdità fonica e semantica anche per gli Ercolanesi, per cui “rito” è semplicemente dito, in senso letterale e metaforico-ingiurioso.
Se gli scugnizzi del quartiere for ‘o pont sfottevano suo figlio senza ritegno, donna Filomena vedova Verbiggi, nata Sarnacchiaro, usciva minacciosa sul balcone del secondo piano del vecchio palazzotto che vomitava pezzi di cemento su corso Resina. E sventolava l’immaginetta della santa dei casi impossibili sopra le teste blasfeme tutte sudate delle criature.
Quel martedì pomeriggio di fare cose serie Genny proprio non ne aveva voglia.
Vincendo la sua pigrizia congenita, si avviò all’incontro Marsala cosmetics strappatole ,tra uno Zovirax e un Eutirox 75, dalla top model, dottoressa Susi Pecoraro, di stanza al bancone della farmacia Catone e Catone, via Leonardo da Vinci, Portici.
Genoveffa lesse il promemoria dell’appuntamento. Signora Genoveffa Alfonsina Verbiggi : 28 febbraio ore 17.Si richiede massimo rispetto della puntualità.
Scortata da un camice bianco appeso alle estremità di una gruccia di ossa e un po’ di carne e sormontato da extension biondo Platinette, si diresse nello studio della dottoressa in Onicoomnia Anna Spasiano, docente di Massaggio delle estremità presso la prestigiosa scuola di estetica “Nancy Scognamiglio” di Qualiano, provincia di Napoli.
Genoveffa raddrizzò la sua postura, allungò il ventre sempre accartocciato sul diaframma, e camminò dritta come poteva. Con un olio nutriente anticuticole puntato dietro la schiena, che non ammetteva ripensamenti, fu scortata nello studio della professionista.
La top model si dileguò di botto, lasciando dietro di sé una scia di Amuchina mista a un Salade Sauvage Limited Edition Dior. Genny si ritrovò sola e inerme alle spalle della dottoressa Spasiano. La professionista del benessere onicoarmonico si voltò solo un attimo e la guardò appena. Agitando nell’aria acetata le sue mani perfette, le fece cenno di sedersi su una poltrona coperta da telo antibatterico. Genny allungò di più le maniche già sformate del suo maglione nero peluccato, nell’estremo, ultimo, disperato tentativo di nascondersi le dita rugose, rovinate dal freddo e dall’acqua troppo calcarea di corso Resina.
-Ma perché non mi sono spalmata almeno un po’ di crema prima di uscire? Così, per dimostrare che mi curo….Che figura di merda….Si agitò.
La professoressa Spasiano diluiva con una certa destrezza i suoi medicamenti, distillandoli in ampolline sterili. Spalmava emollienti su cartine di tornasole e li osservava combinarsi con i reagenti , volteggiando lieve tra un nail polish remover PADS 30 PA ,un indurente unghie Scientifique 5 ML-olio nutriente cuticole , una batteria di mini smalti enonsiamaisiusilostessocoloreperduegiornidiseguito, siero Marsala stop contro l’onicofagia, Masque exfoliant lumiere olio per cuticole 10Ml, crema emolliente rimuovi cuticole, diluente smalto, crema nutriente Nailactive, crayon blanc, colorfix, base trattante, corroboranti, multivitaminici, nutrienti, antiossidanti, tonici, indispensabili integratori a base di cheratina…
In quel retrobottega polifunzionale , all’occorrenza deposito scope e palette di un metro per un metro, dove ci stava appena una poltrona asettica, un trono con le ruote e una paziente spiaccicata sul muro in piedi, appesa alla parete dietro le spalle della professionista sterilizzata , spiccava una laurea in Psicoterapia dell’unghia incarnita dentro una cornice dorata. Accanto a un raschietto fossile, ma sterilizzato, campeggiava un master multicolore in Morfologia e fisiologia delle estremità : analisi dell’io inferiore. Un altro pezzo di pergamena intitolato alle Cause dell’ onicolisi : origine infettiva o conseguenza delle tetracicline? rassegnò definitivamente Genny. Ma il posto d’onore sulla parete era assegnato al diploma di ultramegaspecializzazione in Utilizzo sperimentale dello smalto per unghie Marsala come soluzione all’ansia onicofagica. Tutti i titoli erano stati rilasciati nientepocodimeno che dalla prestigiosa università telematica di Estetica e Onicotecnica di Casavatore intitolata all’onicologo estetico Pasquale Marsala.
-Guardi che, se è venuta perché pensa che io faccia ricostruzioni o manicure ha sbagliato palazzo .Non sono un’estetista. Conosce la filosofia Marsala? E’ contro la filosofia Marsala tagliare o limare un organismo vivente e le unghie sono organismi viventi.
-Certo, è giusto-si finse convinta Genny, assecondando l’oniconnipotenza. Ma chi mi ha “cecato” di venire qui?
Genoveffa non aveva mai fatto una manicure in vita sua.
L’onicodidascalica dottoressa si rassicurò sul livello culturale della sua interlocutrice, così con qualche domandina da posto, senza convocare Genoveffa alla poltrona.
-Ho dovuto cacciare una signora proprio cinque minuti fa…Certa gente è proprio ignorante. E neanche si rende conto esserlo … Pensava di essere venuta a fare una manicure gratis la signora...Si è seduta e ha voluto pure scegliere il colore dello smalto, un sangue di piccione. Che poi faceva a pugni con la sua aura energetica, più virante sul grigio perla. Perché deve andare a un matrimonio domani mattina- ha detto-e deve indossare una camicia bordeaux. E allora? Che ignoranza…l’ignoranza è il male del mondo. Che vadano a studiare, invece di andare in giro a scroccare consulti, senza comprare, a fine seduta, neanche un prodotto consigliato dal professionista . Le ho fatto “Signora mia, lei si rende conto che la vera bellezza è una conseguenza di consapevolezza del corpo ed equilibrio con l’energia dell’Universo? Un colore fluido e luminoso scorre attraverso ogni essere vivente, assumendo una sfumatura particolare.. E lei ha il coraggio di ammazzare la sua sfumatura grigio argentata con un sangue di piccione …!”E quella si è messa a sbraitare- “Ma chi è ‘sta pazza? Era meglio che pagavo 5 euro alla mia estetista…perdevo meno tempo”. E poi non ha acquistato neanche l’emolliente rimuovi cuticole che le ho prescritto. Roba da pazzi…. Prima puliscono i carciofi e poi vengono qui a mettersi lo smalto Mica faccio i miracoli io? … Mi ha preso per una manicurista da parrucchiere la signora… Anni di studio e poi avere a che fare con questi… cafoni.
Genoveffa si sentì come al primo esame di letteratura latina, quando, come una furia, il professor D’Elia entrò sbraitando all’assistente Formicola. “Vedi se il livello è per lo meno decente, perché altrimenti mi rifiuto di fare esami oggi. Oggi proprio non ce la faccio ad avere a che fare con la mediocrità…”
Nel retrobottega della farmacia Catone e Catone Genny sentì freddo, proprio come in quell’afoso 16 luglio 1990 nell’aula 1 del dipartimento di Filologia classica, scala B, stipata in mezzo a cinquanta altri studenti e ai loro libri puzzolenti di sudore e di grafite. Si sentì scoperta, colpevole, illuminata da un occhio di bue enorme, indicata da una freccetta, taggata con delle didascalie gigantesche, puntata dall’indice malfermo e nervoso di D’Elia che, volteggiando nell’aria satura, le sfiorava le goccine di sudore sulla sua fronte, che, cadendo sulla frangia, gliela facevano arruffare tutta.
Si appoggiò alla parete scatarrata dello stanzino travestito da laboratorio medico. Appoggiò anche lo sguardo stanco sulla manica del maglione che le copriva la pelle rossa e spaccata a sangue delle mani, le sue unghie sbreccate si infilzavano nelle fibre del poliestere lanoso. E si sentì vecchia, come sempre. E mediocre. Come sempre.
Con la sua laurea in Lettere classiche tatuata sul cuore e il suo master in Didattica della letteratura latina sotto i piedi. La laurea lei non l’aveva mai appesa, il suo centodieci e lode le sembrava solo un piccolo rimborso per quei tanti anni di fuoricorso in cui era invecchiata a rincorrere trenta e lode, a dissimulare la mediocrità che quel genio del professor d’Elia aveva subito subdorato, entrando nella stanza, non riuscendo a capire precisamente da dove esalasse. Meno male che era un po’ fuori dai lumi quella volta. E quella volta Genny, per fortuna, era riuscita a farla franca...e anche le trenta volte e lode dopo.
Perciò quella laurea le sembrava di averla rubata, quel foglio cartonato lo nascondeva in tutti i cassetti della casa di nonna Filomena. Ma Rito Verbiggi quel foglio di carta in cui c’era il suo cognome, Verbiggi-e non quello di sua moglie, Falcone-insieme a quello di Guido Trombetta l’aveva incorniciata e se la teneva sopra la testa mentre impastava i babà nel laboratorio della minuscola pasticceria di corso Resina 255. E ogni mattina, alle quattro, mentre sfornava i cornetti diceva a suo fratello Peppe che sua figlia era stata proprio brava e, se aveva imparato a comprendere certi spiringuacchi greci che, a vederli, ci si perdevano le diottrie, a fare i babà e i ministeriali che le ci voleva?
Quando passavano i devoti della madonna dell’Arco in processione con stendardi e tutto, Rito regalava le sfogliate ricce a tutti i bambini e, alzando gli occhi su quel foglio incorniciato, proprio accanto alle foto dei suoi morti, diceva ai monelli di Pugliano che pure per fare bene le sfogliate serve la laurea, ma non sapeva spiegare bene perché. Diceva solo che ci vogliono le competenze trasversali per tutti i mestieri, come Genny nei suoi trenta e passa anni da speleologa di un mondo di parole morte da secoli, gli aveva più volte spiegato per giustificare quel foglio pieno di segni inutili, senza neanche un po’ di zucchero a velo che li rendesse più dolci.
La dottoressa Spasiano le consegnò un questionario da compilare: età, professione, numero di ore lavorative settimanali, patologie familiari, numero di ore di sonno, abitudini e stato civile, abitudini sessuali, modalità di lavori domestici, cibo, fumo , alcool . Genny lo compilò con la testa altrove. La professionista inforcò gli occhiali con lenti non graduate e scorse in fretta il questionario. Genoveffa, che gli occhiali li portava da quando aveva cinque anni, se ne accorse subito che si trattava di una montatura da “sono una professionista seria che si è rovinata la vista a furia di studio”, ma temette lo stesso di avere sbagliato qualche risposta. Poi la dama bianca dell’onicosalute le fece sollevare le maniche del maglione, esaminò le mani scheggiate con espressione di disappunto.
-Qui non ci siamo proprio, come si fa a uscire con queste mani, con queste unghie e questo maglione nero….segno di depressione latente. Va be’,anche se si allontana un po’ dalla mia specializzazione, le prescrivo una cura ricostituente: labo Pineal contro stress e tensione, Forzaplus energizzante, Bio teknofat contro la fatica, Integranatura per alcalinizzare l’organismo. Poi, è necessario, mi dispiace, Locodoin Idrocortisone. Si raccomanda di applicare la soluzione nell'area interessata da eczema una volta al giorno; la terapia va protratta per alcune settimane, dato che i primi miglioramenti sono osservabili almeno dopo 7 giorni…
Ripassi tra due settimane e ci occuperemo delle unghie nello specifico. Applichi, intanto, ogni giorno i seguenti specifici prodotti per 3 volte al giorno: crema idratante e protettiva Marsala force 120 ml, Marsala antitaches, Marsala clear purificante gel mani, Marsala crema per cuticoleMarsala white effetto sbiancante per unghiaMarsala age benefitMarsala sprayMarsalabaerinforzantebarrieraMarsala bouclierrinforzanteunghieMarsalacremaantimacchiemani, Marsalaeau emollienteTZZZZZZZZZZZZZZZZZzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Verso i centonovantanove euro il cervello di Genny si finse morto. Verso di duecentocinque euro la onicoluminare si fermò per un improvviso rigurgito di pietà nei confronti di quella risposta vergata con mano tremolante che campeggiava sul questionario della paziente: docente part time numero 4 ore settimanali. Firmò la prescrizione, la congedò, la inviò al banco degli imputati e cominciò a fissare con disappunto l’appuntamento delle 17.30, una signora dai capelli scompigliati nascosti da un colbacco beige, sulla settantina.
Con quel foglio pesantissimo, Genny si recò al bancone cosmeceutici, dove il suo cumulo di scatole era già pronto, comunicato per interfono in filodiffusione alla Dottoressa Mannequin del reparto Health and well-being from the toenails to the tip of the hair. Genny aprì il suo portafoglio Yo soy feliz di panno sfilacciato per espiare il suo misfatto. C’erano solo 10 euro. Approfittando di uno dei volteggiamenti della dottoressa Indossatrice in direzione della successiva paziente, Genoveffa abbandonò sul banco la busta di tesori che non sentiva suoi e fuggì. Sputò fuori tutta la puzza di olio anticuticole, di bellezza da supermercato di alto bordo per sognatori disillusi E respirò.
Nella vetrina di una merceria bazar sul marciapiede di fronte vide la confezione rosa e rassicurante della Cera di Cupra per pelli secche, che era il profumo di sua madre. La prese dalle mani di una donna dai capelli bruciacchiati e il sorriso di chi ha tutto ciò che serve. Si spalmò l’unguento sulle mani e portò le dita al viso. Abbracciò sua madre, immergendo il volto tra le mani, e ricordò tutte le volte che Maria Rosaria era uscita con gli occhi colmi di lacrime asciutte dalla profumeria Always Glow di Torre del Greco dove le creme costavano più di un cappotto di cashmere.
La signora Liliana Palomba, titolare della profumeria, guardava sempre i cedimenti e le rughe delle clienti, le sgridava quando non potevano acquistare la Skin Caviar Luxe cream La Praire da cinquecentomila lire, perché allora si meritavano di essere vecchie e scartavetrate anzitempo. Quello screening spietato dei segni del tempo e del dolore toccava anche a Maria Rosaria, quando le capitò di comprare i cosmetici anallergici, visto che la signora Palomba era l’unica a venderli a Torre del Greco. Usciva dal negozio con le guance svuotate rosse rosse per l’umiliazione. Alla fine ci mandava suo marito da madame Palomba, per non sentirsi colpevole e brutta e vecchia e malata, lei che fino all'ultimo giorno si cotonò il ciuffo della parrucca che pietosamente le accarezzava il cranio pelato. Povera mamma, pensò Genny, col naso sporco di Cera di Cupra.
Ti voglio bene, mamma, pianse Genny, inzuppando il pannolenci del suo portafoglio Yo soy feliz. Ora tu sei di nuovo giovane e bella e magra. E la signora di Always Glow ora è piena di rughe e macchie, costretta a vendere creme Nivea e bijotteria cinese alle donne che tornano dal mercato con le loro buste della spesa e due o tre bambini per mano. Quelle si i fermano tutte trafelate a comprare un bagnoschiuma un po’ migliore di quello del mercato, magari per fare un regalo a chi se ne intende, perché in fondo la memoria dei tempi d’oro di Always Glow è impressa sotto la pelle dei Torresi da via Enrico de Nicola a Cesare Battisti, da via Martiri d’Africa a via Calastro.
E quando madame Palomba prova a fa sentire in colpa una di queste donne per la scarsa cura che ha di sé, tra uno strillo al bambino impugnato con la mano destra, che deve fare cacca, e una strizzata d’orecchi al bambino della mano sinistra, che appoggia la lingua sul bancone perché sente profumo della crema Aquolina alla fragola, lei le sbuffa il suo alito di melenzane fritte sulla faccia impastata nella La Praire Luxe Skin Caviar Cream di circa mille euro, che cola fondotinta La Praire Skin caviar essence da 300 e passa euro, e risponde senza scomporsi :”Eh, signò, se le creme da cinquecento e passa euro voi le avete usate sempre , allora è sicuro che non servono proprio”.
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